TRAMA
New York, 1962. Barbara Novak arriva in città per promuovere il suo libro, il saggio femminista Down With Love. Catcher Block, astro del giornalismo, le ha promesso un’intervista promozionale, ma all’ultimo momento si tira indietro…
RECENSIONI
La Fox rispolvera la sua storica sigla d’apertura proponendo una battaglia amorosa (in laccatissimo Cinemascope) che rinverdisce i gustosi fasti della coppia Doris Day/Rock Hudson: modello palese i film prodotti dalla Universal fra il ‘59 e il ‘64, Pillow Talk (Il letto racconta), Lover come back (Amore, ritorna!) e Send me no flowers (Non mandarmi fiori), cui allude la presenza di Tony Randall (al suo ultimo film) nel ruolo dell’editore. Bugiarde schermaglie erotiche, verbalmente brillanti e visivamente impertinenti (le telefonate in split screen), sono il cuore di una non-variazione sul tema della commedia romantica in salsa Sixties che rispetta alla perfezione gli stilemi del caso [l’incipit in voce over, l’impiego esclusivo di interni, i trasparenti impeccabilmente finti, un doppio corteggiamento (con blandi sottintesi gay) che si fa (in)volontario specchio di una semifredda guerra dei sessi]. Strutturato e coreografato come un musical, Down with love usa le voci di Judy Garland, Frank Sinatra e Astrud Gilberto (per citare le principali) nel doppio ruolo di contrappunto all’azione e preludio al duetto dei protagonisti incluso nei titoli di coda. A Reed (regista principalmente televisivo) manca l’inventiva sulfurea di Haynes (Lontano dal paradiso è un termine di paragone scontato ma non inopportuno, dato che i melodrammi di Sirk e le commedie targate Day/Hudson avevano alle spalle lo stesso produttore, Ross Hunter), ma il copione firmato da Eve Ahlert e Dennis Drake è più che accettabile e permette agli attori (tutti magnifici) di giocare con disinvoltura lo squillante e lussuoso giochino: la rivincita di una bruna è leitmotiv di un omaggio funebre che non si fa mai funerario o funesto.
Causa un doppiaggio d’inamidata monotonia, è di rigore la versione originale.