TRAMA
Un commesso viaggiatore uccide il nuovo marito della moglie abbandonata venti anni prima. Un professore di antropologia diventa clochard.
RECENSIONI
Personalità multiple come esili dell'anima, in cui la patologia è letta come l'esasperazione di una condizione normale in cui si paga il prezzo del successo (l'eccesso di fortuna porta all'infelicità, l'eccesso di generosità nasconde la tirannia), senza poter cancellare l'eterno ritorno del passato, fissando il passare del tempo nelle istantanee che ne suggellano la preziosità. L'intrigante, misteriosa, bizzarra favola grottesca di Raúl Ruiz è raccontata come un radiodramma di Ai Confini della Realtà e pretende che si mettano da parte l'ironia o lo scetticismo, perché "Certe storie sono contagiose". La prima vita è quella di un commesso viaggiatore stregato dalle fate, rinchiuso in un appartamento che è una finestra sul mondo e che dà la misura di ciò che lo spettatore sta esperendo, la soggettiva di un folle, vittima di amnesie, imploso in un universo barocco, felliniano, dove la fantasia confonde l'orrore e viceversa. Ritroviamo Il Fu Mattia Pascal nei panni di un professore di "antropologia negativa", poi nelle altre vite di un clochard, di un maggiordomo, di un finanziere. Le coincidenze si trasformano lentamente in tasselli di un complesso quadro, dove le esistenze parallele s'incastrano, colmando i vuoti nel continuum spazio-temporale ma non quelli dell'anima, persa in un labirinto dove riecheggia il rebus di un bambino, epicentro del trauma. La soggettiva diventa quella di una seduta psicanalitica che chiede aiuto alla freudiana interpretazione dei sogni e osserva la malsana spinta del malato alla corruzione degli innocenti, dei fortunati ingenui puri di cuore, che non conoscono la perversa, contorta, malvagia (il serpente tentatore), inaccessibile psiche del dolore, del disincanto, dell'insania creativa, della paura. Grazie Marcello che, moltiplicandoti, resti unico, inimitabile.
