TRAMA
La vampira Marie si ciba di mafiosi: viene scoperta da un poliziotto cui ha mandato a monte anni di lavoro, trasformando un boss in un succhiasangue.
RECENSIONI
Landis ama i B-movie dell’orrore e le tracce demenziali, rinvenute in visioni di pellicole dal culto azzardato. È stato uno dei primi a portare in serie A questo sottobosco, con lucidi omaggi cinefili (qui i personaggi s’incantano di fronte a vecchi film di mostri in Tv, fra cui i Dracula di Lugosi e Christopher Lee) e camei dei suoi miti (qui Sam Raimi, Michael Ritchie, Dario Argento, Tom Savini, Forrest J. Ackerman): dopo il fallimentare Oscar torna all’incantata simbiosi di orrore e sorriso inventata con Un Lupo Mannaro Americano a Londra, al talentuoso innesto di tensione e pathos in una commedia farsesca innescata in modo consapevole, quindi sempre a rischio ma non “trash” (voluta incapacità, trascuratezza, idiozia). Grazie anche alla sceneggiatura di Michael Wolk, che ne contiene gli eccessi, l’autore ritrova misura e smalto, orchestrando la pellicola sulle coordinate semi-grottesche di sesso e violenza: l’ignuda e fatale Nikita francese Anne Parillaud sprigiona l’erotismo ed è protagonista di una scena di sesso che è un’estatica miscela di eccitazione ed eccentricità, fra preservativi, masturbazioni, fellatio, manette e pupille colorate; l’idea (egregia e ben sfruttata) di associare il vampirismo (femminile) al film di gangster (maschile) moltiplica in modo esponenziale la brutalità insieme con la sua parodia, arrivando all’apoteosi dello splatter bestiale (lo smembramento della giugulare: altro che piccoli fori…) e della caricatura mafiosa nel parallelo dei “legami di sangue” (le famiglie italo-americane e le spontanee tribù di nosferatu della notte). Recuperata questa sana sfacciataggine, per il resto Landis cerca in modo più diretto (e meno sorprendente) di divertire/divertirsi, condendo il tutto con una scarpa di Cenerentola, canzoni di Frank Sinatra e la splendida fotografia notturna di Mac Ahlberg (altro regista di B-movie). Di culto le scene del risveglio all’obitorio di un grandissimo Loggia e quella della decomposizione al sole del suo avvocato.
