TRAMA
Il professore di chimica Julius Kelp è brutto e sgraziato: stufo di essere bullizzato e desideroso di conquistare la studentessa Stella, inventa un siero che lo trasforma in un attraente ma spietato sciupafemmine di nome Buddy Love.
RECENSIONI
Non sono l’idea di partenza o la riuscita riproposta di una maschera picchiatella-combinaguai a fare di quest’opera la migliore del repertorio di Jerry Lewis. È la “formula” (con ingrediente segreto), la convergenza di una figuratività colorata-pop, fantastica e moderatamente cartoonistica/impazzita alla Frank Tashlin, di un racconto insolitamente compiuto (per gli standard di Lewis) che fa del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson una favola psicologica con morale, della bravura di Lewis nell’indossare due caratteri antitetici con l’uomo attraente/sicuro di sé quale mostro e il nerd mostruoso come “buono” (l’idea di un Hyde seduttore c’era anche in Il mostro di Londra di Terence Fisher), della sottile perfidia con cui Lewis pare asserire che ammaliatori e cantanti come l’ex-compare Dean Martin siano l’obbrobrio, della presenza di Stella Stevens che rende credibile tutto ciò che accade attraverso le sue reazioni. L’ingrediente segreto è la malia con cui Lewis riesce a preservare, nella stessa opera, le inquietudini di un film dell’orrore (Stevenson) e la commedia alla Il Magnifico Scherzo di Howard Hawks, altro modello di riferimento con Cary Grant che trovava la formula per ringiovanire e comportarsi come una matricola. L’inquietudine nasce dallo sdoppiamento dell’attore che, per la prima volta, presenta un ‘se stesso’ non pagliaccesco: questo Buddy Love turba perché non solo dimostra che sicumera e magnetismo sono figli della più spietata indifferenza, ma anche perché “deturpa” una maschera familiare e innocua. È come se Lewis uccidesse il suo personaggio mostrandone la malvagità.
