TRAMA
John Beckwith e Jeremy Grey, sono grandi amici e soci in affari con la passione comune per i matrimoni, in cui si intrufolano, non invitati, per fare strage di cuori. Almeno fino a quando non si innamorano veramente.
RECENSIONI
Lo spunto, anche se non particolarmente originale (gli "Amici miei" di Monicelli erano maestri di burle analoghe), è divertente: imbucarsi ai matrimoni per mangiare, bere e incontrare giovani donzelle da sedurre. Per i due scapoli impenitenti, protagonisti della pellicola di David Dobkin (specialità videoclip, tra gli altri John Lee Hooker e Coolio), la parola d'ordine è ingannare il prossimo con allegria. Dopo un avvio spumeggiante e dalle premesse cinico-trasgressive, però, il film ritorna presto in carreggiata seguendo la più che rodata, tritissima, strada della storia d'amore contrastata e zuccherosa, con l'ulteriore aggravante di inciampare in tutti i più classici luoghi comuni della recente commedia americana. A partire dall'ambientazione. Chissà perché dinamiche universali, come il fatto di temere un legame affettivo o di non volere responsabilità, per aprirsi un varco nell'interesse del pubblico (e dei produttori) devono per forza svilupparsi nel lusso più sfrenato. Non può poi mancare la tappa sportiva, con la partita di football americano e il relativo contorno di cadute, tiri sbagliati e figuracce. E può non esserci la dichiarazione pubblica del proprio amore (vero topos d'oltreoceano) davanti allo stupore della folla e allo scioglimento dell'innamorata, fino ad allora dubbiosa ma recalcitrante? Prima però, è necessaria la cena degli equivoci sotto l'occhio severo del capofamiglia.
Quello che irrita maggiormente è la spudoratezza fasulla, con masturbazioni sotto al tavolo, telefonate hot, ottuagenari turpiloqui, sedute sadomaso, agguati gay, quando poi la sostanza si limita a moraleggiare, con l'arrivo del vero amore a far mettere la testa a posto ai due immaturi playboy da strapazzo. Banalità del percorso a parte, (che il loro peso ce l'hanno, eccome!) il film ha un discreto ritmo e qualche momento spassoso, ma lo sguardo sulla realtà scompare in fretta per cedere il posto alle gag. Tra le tante piacionerie della sceneggiatura, un aspetto risulta particolarmente vago (ed è grave, visto che è il fondamento del soggetto): come fanno i due protagonisti a imbucarsi? Vengono mostrati idoli delle feste ma non si capisce come riescano ad intrufolarsi, ad esempio, tra gli ospiti selezionati di uno dei matrimoni più blindati dell'anno (la figlia del Segretario del Tesoro). E poi, possibile che dopo tanta convinta gavetta i due single ci caschino proprio con due sorelle ricchissime e nell'ambito dello stesso week-end, per di più ricambiati?
Tra i due interpreti principali, entrambi scatenati, Vince Vaughn ha simpatia, verve e la giusta mimica, mentre la popolarità di Owen Wilson continua a restare un mistero. Per tacere dell'imbarazzante cameo dell'idolo U.S.A. Will Farrell. Costruito per compiacere il pubblico americano (che ha risposto in massa con un inaspettato incasso di oltre 200 milioni di dollari) il film avrà vita più dura in Italia, dove l'immaginario è stato colonizzato ma non ancora completamente sostituito e dove la distribuzione continua a sbagliare i titoli e a pasticciare nel (non facile) doppiaggio.